Intervista a Diego Arese
– a cura di Federico Medana –
Questa volta è il turno di Diego Arese. Giocatore del Basket Fossano negli anni ‘70/’80, ha appeso i scarpini al chiodo all’età di 30 anni. Da coach, in soli 5 anni, ha portato il Fossano dalla Promozione alla Serie C Nazionale, per poi passare a fare il Presidente fino a 7/8 anni fa, lasciando le redini della presidenza ad Andrea Dematteis”. In mezzo esperienze da coach altrove.
Quali sono i ricordi più belli che hai con la Virtus nel periodo da allenatore e dirigente?
“I ricordi più belli sono tanti: ricordo quando riempivamo la Comunale, pieno di tifo e avevamo anche un gruppo che ci seguiva. Esattamente, ricordo un derby contro il Bra dove avevamo avuto circa 500 spettatori facendo un incasso di 3 milioni di Lire; in più, in quel match, abbiamo vinto con 192 punti. A fine stagione siamo arrivati poi secondi. Altri bei ricordi: aver fatto giocare i miei due figli Daniele e Pietro, poi anche quando incontro ex giocatori, a distanza di anni, ripensiamo ai bei momenti passati insieme”.
Qual è il compagno o giocatore più stravagante che hai avuto?
“Ricordo il più carismatico: era Riccardo Mammola, arrivava da Crocetta e a Fossano furono anni d’oro per lui e per noi. Era davvero un leader. Il più forte che ho avuto era Luca Venzon; era a fine carriera, ma aveva un talento incredibile, faceva sempre canestro. Voglio ricordare anche i giocatori prodotti dal vivaio come Schellino, Flavio Lingua, Mauro Sandrone, Roberto Viglietta, Riccardo Comino e mio figlio Pietro. Invece il più stravagante era Simone Bussotti forte, ma con la testa fra le nuvole”.
Com’era il rapporto col pubblico durante le partite?
“Il pubblico era fenomenale. C’era il gruppo ultras, poi l’anno della promozione dalla D alla C la palestra era punto fermo per chi ci veniva a vedere”.
Hai degli aneddoti di spogliatoio da raccontare?
“Non ho aneddoti precisi, ma ricordo che i nostri dirigenti preparavano i panini da casa per le trasferte, preparavano la roba per i giocatori. Era proprio un bell’ambiente, insomma eravamo un gruppo unito”.
La partita perfetta quando eri coach?
“A Castellanza in Serie C Nazionale. Abbiamo vinto in Lombardia e per una squadra piemontese vincere lì voleva dire molto. Fu una partita straordinaria, azzeccammo la tattica. Le partite perfette ci furono nei tanti derby che giocammo e vincemmo contro Bra e Saluzzo”.
La partita, invece, che vorresti rigiocare?
“Non ci permisero di giocare i play off, perché venne schierato un capitano-giocatore come allenatore e la multa fu una vittoria e un punto in meno in classifica che ci venne tolta dalla giustizia sportiva”.
Tornando indietro, durante la tua carriera da coach a Fossano, rifaresti o cambieresti qualcosa, in ambito sportivo?
“Rifarei tutto e non cambierei niente. L’unica cosa che rimpiango, quando ero ancora giocatore, è il volere di tutta quell’attenzione che ci sarebbe stata quando allenavo. Erano altri tempi”.