Intervista a Beppe Mazza
– a cura di Federico Medana –
Questa settimana è il turno di Beppe Mazza. Dirigente storico del Basket Fossano, Beppe è in dirigenza dalla stagione 1980/1981 e ancora oggi ricopre il ruolo di dirigente responsabile. A cavallo tra il 1982 e il 1983, insieme a Franco Sansoldo e Franco Arcidiacono, Beppe ha fatto si che il Basket Fossano, prima affiliato a varie associazioni, divenisse indipendente partecipando ad un campionato juniores. Nella stagione sportiva successiva sono ritornati in società Antonio Miglio (Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Fossano), Diego Arese, Sergio Vizio e molti altri.
Quali sono le partite più entusiasmanti che ricordi da dirigente?
“Tutte. Ricordo che avevamo giocato in campionato contro una squadra di Varese, il Palazzetto era pieno all’inverosimile e io sono arrivato un pelo in ritardo perché arrivavo da Genova. Un’altra che ricordo, è stata la finale play off persa contro il CUS Torino per andare in Serie C1, avevamo vinto gara 1 e perse le altre due, con i due playmaker infortunati; forse con loro in campo, l’esito sarebbe stato diverso. Ricordo anche i play-off contro Borgosesia bellissimi, quando abbiamo vinto la Serie D tornando in C2. Ricordo anche un emozionante finale di partita con Sandro Violardo, diciottenne all’epoca: prende fallo, realizza i due tiri liberi e così abbiamo vinto la partita. In negativo, ricordo una partita contro l’Asti, coach Arcidiacono non era potuto venire per problemi fisici, allora noi avevamo messo Sandrone in panchina come giocatore-allenatore, ma gli avversari avevano fatto ricorso; la partita però l’avevamo vinta grazie a Davide Longo che fece un partitone”.
Con quali giocatori hai avuto un bel rapporto? Se sì, li senti ancora adesso?
“Ne ho contattati tanti, dipende anche quali giocatori prendi, magari su richiesta del coach o per un obiettivo della Società. Qualcuno probabilmente a livello tecnico l’ho abbiamo sbagliato, ma a livello caratteriale ne abbiamo sbagliati pochi. Ho avuto un ottimo rapporto con Piero Cerrato, eravamo compagni di scuola; ottimo il rapporto con Bruno Cravero che ho frequentato anche fuori campo. Lorenzo Marisio era un grandissimo giocatore, qualche volta non aveva voglia di allenarsi, ma quando era in perfette condizioni non ce n’era per nessuno; ricordo una partita contro il Borgomanero: nell’intervallo Marisio aveva avuto problemi di stomaco e rientrato in campo, aveva fatto una super prestazione. Mammola era un leader, Marcello Parola simpatico e ottimo giocatore e poi tutti quelli originari di Fossano. Ricordo anche che Furio Ercole era alto due metri e, dopo ogni partita aveva sempre fame, preparavamo sempre dei panini nelle lunghe trasferte; una volta gli abbiamo dato un panino vuoto e lui si è arrabbiato, ma tutto finiva sempre in grandi risate.
Qual è stato il giocatore più stravagante che hai avuto?
“Davide Longo era il primo ad avere tatuaggi tribali con orecchino e con il cappellino alla Lucio Dalla; Actis, che chiamavamo cavallo pazzo, dopo la doccia metteva il pigiama, così a casa era già pronto per andare a letto e c’era anche uno che sotto la tuta non metteva le mutande.
Il pubblico alla Comunale non si scorda mai…
“Alla Comunale il pubblico era il sesto giocatore in campo; la gente stava dietro ai canestri, poi i regolamenti sono cambiati, i corridoi nelle partite contro Bra e Saluzzo erano sempre pieni. Il Palazzetto è una bellissima struttura, ma il pubblico lo senti di meno perché è messo in alto”.
Qual è stato il coach che rispecchiava di più la tradizione del Basket Fossano?
“Direi i fossanesi: Diego Arese e Franco Arcidiacono. Mauro Sandrone l’ho allenato al minibasket, poi ha giocato nelle giovanili e in prima squadra che poi ha allenato. Abbiamo avuto dei signori allenatori non fossanesi, uno su tutti Gaspare Borlengo: aveva vinto lo scudetto nel Parma femminile e poi anche a Como. Lui leggeva bene le partite, siamo stati tre anni in Serie C con lui.