Lorenzo Massimino si racconta!

– a cura di Federico Medana –

Lorenzo Massimino, classe 2001, è un giocatore dell’U20 e della prima squadra, dove da quest’anno ha fatto la sua prima apparizione nel campionato di Serie D. Lorenzo, capitano dell’U20, si racconta da dove è nata la sua passione per il basket e la maturità, prossimo “ostacolo”.

Innanzitutto come stati passando questo periodo di quarantena?

“È abbastanza straziante. Sono abituato a fare molto movimento e poi tutto d’un tratto, ti blocchi a causa del virus e, dopo un po’, la situazione inizia ad essere pesante; ho iniziato a fare tanta palestra e infatti ho già perso ben 6 chili”.

Anche se si riprenderà ad ottobre (si spera), riesci comunque a tenerti in forma, allenandoti?

“Faccio soprattutto esercizi muscolari. A livello di palleggio non riesco a fare grandi cose perché abito in un palazzo; magari ora con le nuove disposizioni, potrei andare al campetto a fare due tiri”.

Quest’anno darai la maturità. Che effetto ti fa seguire le lezioni da casa? E soprattutto dare la maturità in questo periodo difficile?

“Non è una brutta cosa seguire le lezioni da casa. Dal punto di vista di tempistica e di logistica lo trovo molto utile: ad esempio lo spostamento casa-scuola fa risparmiare tempo; è tutto un altro tipo di scuola e come soluzione temporanea la scuola online è piacevole; però manca il tatto: stare con gli amici e con i professori. Sulla maturità non dico ancora nulla, sicuramente sarà diverso: spero di dover fare l’orale in presenza e non davanti ad un computer e comunque le cose devi saperle e bisogna essere preparati lo stesso”.

Parlando di basket, la stagione purtroppo si è conclusa nel momento migliore per la Virtus Basket Fossano, vincendo l’ultimo match contro Savigliano. Sei d’accordo?

“Sì, siamo stati molto sfortunati. Anche se sentivo il fisico stanco, la squadra era al top mentalmente: se la testa c’è, fa la differenza; infatti lo dimostra la bella vittoria contro il Savigliano. Sarebbe stato un bel traguardo salvarci senza passare dai play out con giocatori che non hanno nessuna esperienza in questo campionato, perché è stata una squadra costruita all’ultimo”.

Secondo te, cos’è cambiato rispetto alla prima parte di campionato all’interno della squadra, sia dal punto di vista sportivo che umano?

“Sinceramente non saprei. È stato qualcosa di invisibile. Dopo che fatichi insieme ai tuoi compagni di squadra, poi inizi a giocare bene. Noi eravamo un po’ degli estranei e giocare in un campionato che non conosci è stato difficile; nel tempo si è creata la giusta alchimia. Anche gli allenamenti di Dema, durante la stagione, sono cambiati: si è concentrato più sul tiro, invece sugli schemi credo che ci sia ancora da migliorare qualcosa”.

Quale tipo di rapporto c’è tra voi ragazzi dell’U20 e i Senior?

“Con i Senior c’è un buon rapporto. All’inizio c’era un po’ di paura nei loro confronti. Io in primis mi sono trovato bene; a volte sono stati duri con noi e per fare un passo in avanti, bisogna essere spronati. Nelle partite ci sono state difficoltà, come nel passare il pallone, ma poi trovi la giusta sinergia per giocare insieme. Diciamo che la colpa è 50-50, forse anche noi giovani potevamo fare meglio, ma tutti abbiamo imparato cose nuove e abbiamo alzato l’asticella”.

Passando all’U20, è stato un grande campionato conclusosi sul più bello e mancavano solo più da giocare le final four. E’ stato il campionato più bello degli ultimi anni?

“Mi rode di più rispetto alla D. la Serie D è stata bella, ma nell’U20 potevamo giocarcela fino alla fine. C’era tanta soddisfazione di arrivare tra i primi e peccato per le due sconfitte contro Bea Chieri che era nettamente più forte di noi. Quest’anno è stato più bello, perché ci conoscevamo già da un anno e abbiamo iniziato con un piglio diverso, mentre, lo scorso anno, abbiamo giocato divisi in annate, abbiamo perso abbastanza partite, ma qualche soddisfazione ce la siamo tolta lo stesso”.

Quali sono le differenze in campo che avverti tra la Serie D e U20?

“Sicuramente la fisicità è diversa: giochi con gente più grossa e fisicamente più costruita. Invece in U20 non c’è divario fisico e neanche tecnico. Quando giochi con giocatori più forti di te, dai sempre qualcosa in più, cerchi di dare a loro più fastidio possibile e in U20 quando calavamo durante le partite, il motivo era semplicemente che non c’era quella convinzione in più per dare fastidio all’avversario, come capita appunto in D”.

Da dove è nata la tua passione per il basket? Hai altri sport che ti piacciono e che ti piacerebbe praticare?

“La mia è una storia particolare: sono 10 anni che gioco a basket. Da piccolo ho fatto prima nuoto, soprattutto per le spalle, ma l’ho sempre odiato. I miei genitori mi hanno spinto a provare a giocare a basket anche con amici. Ho iniziato da quando facevo 3°-4° elementare e da lì ho continuato. Un altro sport che mi ha ispirato è stato il rugby, ma per la lontananza ho continuato col basket”.

Un giorno ti piacerebbe entrare nel mondo del professionismo del basket o ti “accontenti” di giocare solo per puro piacere?

“Sono realista: non sarebbe male giocare nel mondo del professionismo e sarebbe una bella esperienza, ma non sono molto alto; lo faccio anche per passione. Se ci sarà la possibilità, perché no!? Non sono un giocatore di alto rilievo,  ma giocare quest’anno mi ha aiuto molto crescere”.

12-05-2020