Intervista a Franco Arcidiacono

– a cura di Federico Medana –

Altra persona che ha fatto la storia della Virtus è Franco Arcidiacono, prima giocatore, nella seconda metà degli anni 70, e poi coach della prima squadra fossanese all’inizio degli anni ’90 e infine coach delle giovanili (2006/2007/2008/2009)  fino alla passata stagione.

Quali sono i ricordi più belli che hai con la Virtus?

Ricordo che nella stagione 93/94 abbiamo fatto una grande stagione di livello; ero vice di Gaspare Borlengo. All’epoca eravamo la quarta società piemontese e poi per mantenere quei livelli bisognava essere forti economicamente e quindi si è tutto un po’ ridimensionato. Poi abbiamo iniziato a giocare con giocatori locali come Riccardo Comino, Roberto Viglietta e Mauro Sandrone, eravamo una squadra molto giovane; erano annate faticose, ma piene di soddisfazione”.

Invece quali sono i ricordi più belli al di fuori dal campo?

Il ricordo più bello è di quando ho iniziato a giocare a Basket. Prima giocavo a calcio nella squadra di Fossano di allora, avevo solo 13 anni, e già mi allenavo con la prima squadra; poi ho iniziato a vedere i primi allenamenti di basket perché c’era mio fratello: all’inizio guardavo, poi giocavo nella metà campo lasciata vuota dall’allenamento e dopo 3/4 mesi sono diventato un giocatore di basket. Ci è voluto anche poco ad imparare lo sport, si vede che ero già pronto per il basket. Purtroppo ho dovuto smettere presto a giocare, avevo circa 20 anni, era il 1982, ho avuto un infortunio ai legamenti che mi fecero smettere di giocare; a questo tipo di infortunio non si è ripreso neanche Bettega, perché ricordo che il mio allenatore di atletica si occupava anche dei giocatori infortunati della Juventus e al campo d’atletica c’erano Bettega e Briaschi. All’epoca era un infortunio importante”.

Qual è la persona più stravagante con cui hai giocato e allenato?

“Di gente strana ne ho avuta tanta. Ricordo quando ero ancora un giocatore che due miei compagni sotto i vestiti si mettevano il pigiama, perché ci allenavamo alla sera e tornavamo molto tardi a casa; invece da coach lo spogliatoio lo si vive in maniera completamente diversa”.

Da fossanese che rapporto hai avuto col pubblico?

Il pubblico alla Comunale era bellissimo e straordinario. Il Basket Fossano era un cosa grande, avevamo 300-400 persone che ci venivano a vedere. Gli ultimi anni che ho allenato la prima squadra era la stagione 2007/2008 in Serie C, facevamo ancora un bel campionato e anche se giocavamo al Palazzetto, il pubblico veniva ancora a vederci. Ricordo le trasferte per i derby con tanti pullman, bei tempi”.

È più bello allenare ragazzi della prima squadra o le giovanili?

“Sono due cose diverse. Ad oggi non allenerei più la prima squadra perché toglie tempo alla famiglia: allenamenti in settimana, trasferte lunghe; però le giovanili sono un’altra cosa: i ragazzi sono diversi rispetto ad una volta; ora c’è più capacità di apprensione e un po’ meno senso della sofferenza. Al giorno d’oggi sono cambiate le cose, i ragazzi hanno altre alternative, ma non significa che sia peggio. Comunque oggi allenerei solo più le giovanili, magari vent’anni fa ti avrei detto sicuramente la prima squadra”.

Com’è cambiato il basket (inteso come sport) oggi rispetto a vent’anni fa?

“È decisamente cambiato. Ora è tutto rivolto alla lettura, si agisce in basa a cosa fa il difensore; invece una volta si seguiva molto di più lo schema e gli allenamenti erano piuttosto ripetitivi, ma tutto questo è dovuto al cambiamento dei ragazzi. Credo che valga per tutti gli sport”.