Intervista a Luca Burdese
– a cura di Federico Medana –
Quando siamo quasi giunti alla fine, oggi è il turno di un altro ex giocatore: Luca Burdese. Luca, grande appassionato di NBA, non è più nel mondo del basket, ha appeso le scarpe al chiodo nel 2008 nell’ultima stagione giocata a Crocetta, quando aveva 37 anni.
Quali sono i momenti più belli che hai vissuto con il Basket Fossano?
“I più belli da giocatore è il girone di andata del campionato di Serie C1. Quell’anno eravamo forti ed eravamo in C1 per il terzo anno consecutivo. Diego Arese aveva costruito una squadra più forte: all’andata eravamo addirittura primi in classifica e siamo riusciti a vincere contro la seconda in classifica, Varese, con un vantaggio di 20 punti. Qualcuno di Varese, ricordo, mi aveva detto che eravamo noi i favoriti, poi nel girone di ritorno, purtroppo avevamo la rosa corta, non avevamo più retto fisicamente, eravamo cinque senior in squadra (c’erano Schellino e Lingua giovanissimi che ogni tanto giocavano), Marisio aveva qualche problema e perse la forma e da lì abbiamo iniziato a perdere qualche partita. Poi mi hanno venduto ad Alba in Serie B2 per 80 milioni di Lire, all’epoca erano tanti soldi, ero d’accordo di andare via perché avrei giocato in una categoria più alta ed era una grande occasione per me. Oppure quando ho rotto a Fossano il tabellone: la partita era contro Genova o contro una squadra ligure, in contropiede ho schiacciato forte, il vetro è esploso e tutti i frammenti sono caduti addosso al giocatore che mi stava dietro, poi è andato in ospedale ed è tornato con entrambe le braccia fasciate dal gomito in giù per i tanti taglietti ricevuti dalle schegge, per fortuna in modo non grave; poi preso uno di questi frammenti e l’ho messo in una scatoletta per ricordo, ma poi l’ho persa in un trasloco”.
Invece i momenti più divertenti al di fuori dal campo da gioco?
“Eravamo quasi tutti fuori Fossano. Facevamo le cene con Arese. In quel periodo studiavo ancora e non ho vissuti grossi momenti. Però ricordo che abbiamo vinto dieci partite consecutive in quel girone d’andata di C1 e la decima l’abbiamo vinta contro il Somma Lombardo; poi abbiamo vinto contro Borgomanero: eravamo sotto di 15 punti a quattro minuti dalla fine e alla fine abbiamo vinto il match con tre o quattro punti di vantaggio; Marisio aveva fatto 5/7 da tre punti, io 2/2 e un altro 1/1, con un parziale di 24-5. Loro in casa non perdevano mai e con quella vittoria li avevamo sorpresi. E’ stato un campionato incredibile”.
Quali sono stati i giocatori con cui hai avuto un bel rapporto?
“Su Facebook sono ancora in contatto con Furio Ercole e anche con Mammola e con Marisio ogni tanto ci siamo sentiti ancora. In panchina c’era il giovane Sandrone che aveva circa 16 anni e poi ci siamo ancora sentiti. Per lavoro e altre cose ho rotto i ponti con tutti tranne con due persone. Infatti nel 1993 lavoravo e poi nel 1997 lavoravo anche all’estero”.
Com’era il tuo rapporto col pubblico?
“Alla Comunale la gente stava dietro i canestri, era spettacolare. Ancora adesso, su Facebook, quattro o cinque fossanesi che venivano a vedere le partite, li sento. Una era la ragazza che stava al tavolo degli arbitri ed era un nostra super tifosa, ma non poteva mai esultare”.
Cosa ti ha lasciato la città di Fossano?
“La Città la ricordo bene ed è un piacere quando ci passo. Sono stati tre anni lunghi e intensi, andavamo una volta alla settimana tutti insieme a cena a Fossano dopo le partite, ma nient’altro perché, noi di Torino, dopo gli allenamenti andavamo subito via”.
Hai qualche aneddoto di spogliatoio?
“Ne ho uno agrodolce per me. Al mio primo anno ci siamo salvati e abbiamo fatto festa e quella volta mi hanno rubato le scarpe da basket: erano le Jordan modello 4, bianche con la linguetta fosforescente, ora sono molto rare. Nello spogliatoio era entrata gente, quindi il pubblico, per festeggiare, tutti che si abbracciavano e nella confusione mi hanno rubato le scarpe”.
Qual era un tuo compagno più stravagante?
“Direi Marisio. Era un po’ inquietante, freddo come il ghiaccio e altre volte era un gran casinista. Aveva un killer instinct da paura in campo e da lui ho imparato tanto: gestione della partita e mi ha insegnato anche a diventare un buon tiratore”.